Convegno AGI 2023 – Lucca

Dal 5 al 7 ottobre una folta rappresentanza del comparto giuslavoristico dello studio ha partecipato al Convegno nazionale dell’Associazione Giuslavoristi Italiani dedicato a “Valore del lavoro, diritti e sostenibilità”, che quest’anno ha visto la presenza di circa 700 avvocati provenienti da tutta Italia, riuniti nella splendida città di Lucca.

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Molti e di estrema attualità i temi trattati nel corso dei lavori, e ciò a dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, della stretta connessione del diritto, e del diritto del lavoro in particolare, con la società e le problematiche che quotidianamente impattano sulla vita dei lavoratori.

Il diritto del lavoro, dunque, declinato sotto molteplici aspetti, a partire dalla specializzazione dell’avvocatura, passando per la sostenibilità sociale ed economica, per il rispetto dell’ambiente, la governance e la responsabilità sociale dell’impresa, ma anche per il salario minimo, la contrattazione, il nuovo welfare e le pari opportunità, fino ad arrivare al tema della giustizia predittiva, dell’intelligenza artificiale e delle ricadute che tali strumenti potrebbero avere sui lavoratori, sulle imprese, sulle professioni legali e sul processo del lavoro.

A testimonianza dell’estrema attualità dei temi trattati nel corso delle tre giornate toscane, un posto centrale è stato riservato, ad esempio, all’esame e al confronto sul salario minimo, anche alla luce della recentissima pronuncia della Suprema Corte n. 27711/2023 del 2 ottobre 2023.

Su tale pronuncia ha svolto alcune interessanti riflessioni, nel corso del workshop dal titolo “Il valore del lavoro, transizione sostenibile e rappresentanza sindacale. Il ruolo delle parti sociali nella giusta transizione: contrattazione, salario, trasferimenti e licenziamenti collettivi”, la Magistrata e Assistente di studio della Corte costituzionale, già Consigliera della Corte di cassazione Milena D’Oriano che ha evidenziato, in particolare, l’impatto che la recente sentenza potrà avere sia sul piano delle relazioni industriali che su quello della certezza della retribuzione in quanto, se è vero che il salario deve essere determinato dalle parti sociali nell’ambito della contrattazione collettiva, è però essenziale che le parti si muovano all’interno delle linee guida della nostra carta costituzionale, punto di riferimento quando indica che i lavoratori hanno diritto a una retribuzione proporzionata al loro lavoro e sufficiente per un’esistenza libera e dignitosa.

La statuizione della Corte – secondo la quale il Giudice “può motivatamente discostarsi” dalla retribuzione stabilita dal CCNL anche ove questo sia stipulato dai sindacati comparativamente più rappresentativi ed anche nel caso in cui sia stata la legge stessa a fare rinvio a tali sindacati per individuare la retribuzione spettante al lavoratore – sembra pertanto introdurre un controllo giudiziale nei confronti della determinazione sindacale dei minimi retributivi.

Quanto statuito dalla Corte con l’evidente obiettivo di contrastare il c.d. lavoro povero e far sì che la retribuzione sia sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa, pone tuttavia dei problemi in termini di certezza sulla tenuta dei contratti collettivi in caso di contestazione giudiziale, di potenziale delegittimazione delle parti sociali e compromissione del funzionamento della normale dialettica delle relazioni sindacali.

Altro tema molto attuale, sul quale si sono confrontati Cinzia Gamba, Prof.ssa Associata presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, Gianmarco Marinai, Presidente Sezione Civile del Tribunale di Livorno e Andrea Stanchi, Avvocato, è quello relativo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel campo delle professioni legali e della giustizia predittiva.

Si tratta di un tema destinato ad assumere sempre maggiore rilevanza in futuro e sul quale sarà imprescindibile l’intervento del legislatore al fine di addivenire ad una regolamentazione normativa che ne renda possibile l’utilizzo come strumento di ausilio al sistema giustizia senza che, di quest’ultimo, venga snaturato l’imprescindibile elemento umano.

In particolare, il confronto ha avuto ad oggetto uno dei principali strumenti utilizzati nella giustizia predittiva, il c.d. machine learning, che consente ai sistemi di essere implementati e di migliorare le proprie prestazioni nel tempo fino ad arrivare, attraverso l’analisi di un vasto insieme di decisioni giudiziarie passate, alla formulazione di previsioni sugli esiti futuri delle controversie.

In questo quadro ci si è interrogati su quelli che potrebbero essere i benefici potenziali (riduzione della discrezionalità, maggiore celerità e possibilità, per i Tribunali, di assegnare le risorse in modo più efficiente) ma anche sui rischi che l’utilizzo di tali strumenti porta con sé.

Basti pensare, a titolo esemplificativo, ai problemi legati alla privacy, al fatto che l’accuratezza dei modelli predittivi dipende dalla qualità e tipologia dei dati inseriti e che, in tal modo, le società che gestiscono i modelli di intelligenza artificiale e presiedono all’inserimento dei dati acquisirebbero sempre più potere, potendo ipoteticamente scegliere di inserire dati contenenti pregiudizi o discriminazioni che verrebbero poi amplificati dagli algoritmi di apprendimento automatico.

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Tanti e rilevanti, dunque, gli spunti di riflessione scaturiti dalla pluralità dei temi affrontati e delle opinioni espresse, tanti e rilevanti i temi che, nei prossimi mesi, costituiranno per lo Studio un ulteriore stimolo all’approfondimento e al costante aggiornamento per affrontare al meglio le sfide cui una professione sempre in evoluzione ci sottopone quotidianamente.

 

Avv. Paola Lipari

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